Una linea tra faro e farò
Un clown in corsia
Ore 15:30, ospedale, reparto pediatria.
Controllo il trucco, il camice dell’associazione VIP Italia, i giochi da clown, il naso rosso, le scarpe e via che si parte!
Entro in corsia con il mio incedere colorato e timoroso, ma sicuro che comunque vada porterò un po’ di allegria a quei bambini che devono stare chiusi in una camera d’ospedale per un po’ di giorni.
Con fare rispettoso e delicato, busso ed entro nella prima stanza del reparto dove incontro un ragazzo con il gesso alla gamba che si chiama Manolo (lo leggo sul suo braccialetto prima ancora di parlare).
Poi mi avvicino al letto e subito, come promette il suo nome, mi prende la grande borsa colorata ed inizia la perlustrazione per vedere cosa contiene.
«Piacere di conoscerti», faccio io, con un tono di finto entusiasmo e un sorriso di plastica che farebbe invidia alle migliori star di Hollywood.
«Io mi chiamo Ottoxotto, sono un clown di corsia dell’associazione VIP – Viviamo in Positivo.»
Dopo alcuni secondi di silenzio, senza nemmeno alzare lo sguardo e continuando la manovra di palpazione della mia borsa che neanche nei reparti di mammografia son capaci di tali abilità manuali, mi risponde: «Quarantotto!»
«Indubbiamente», rispondo io, «otto x otto fa quarantotto, ma solo negli anni bisestili di luna piena, quando la costellazione dei pesci transita in acquario senza nemmeno bagnarsi!»
A quel punto Manolo alza lo sguardo, mi fissa come fossi un alieno, ride e mi dice: «Io mi chiamo Manolo, ho 14 anni, frequento la 3^ media e mi sono rotto una gamba giocando a calcio.»
Glisso l’argomento malattia, come prevede il regolamento associativo, e mi concentro su Manolo: voglio farlo divertire per un po’!
«Bene», faccio io, «almeno ci siamo presentati. Vedo che hai un libro sul comodino, cosa leggi di bello?»
«Niente di particolare», risponde il giovane manipolatore, «è solo un libro di scuola. Geometria, devo studiare perché quando ritorno a scuola ho la verifica scritta.»
«Capisco», replico io con un cenno del capo. «Se vuoi ti aiuto a ripassare, io ero bravissimo in Geomelia.»
Manolo ride e replica: «Geometria, si dice geometria, 48!»
«Certo», rispondo io, «ma quando la prof mi interrogava io le spiegavo i teoremi che neanche il prete in chiesa sapeva fare di meglio!»
Manolo ride di nuovo e poi con fare circospetto e di sfida mi dice: «Sentiamo un po’!»
Faccio un profondo respiro per raccogliere tutte le mie risorse (mentre penso che sto Manolo è proprio un bel tipo e mi dà filo da torcere), rifletto un attimo e poi comincio a sfoggiare seriamente il meglio del repertorio della mia supercazzola clown…
«Tanto per cominciare io mi ricordo benissimo il teorema di Euclimede che afferma: “In un triangolo rettangolo, il quadrato costruito sull’ipotenusa, in bioedilizia, se immerso in un liquido, riceve una spinta dal basso verso l’alto, pari alla somma dei quadrati costruiti sui cateti, sempre in bioedilizia. Fintantoché il liquido non è tutto evaporato! A quel punto emerge la bisettrice che divide l’angolo a metà in 3 parti uguali come ha di mostrato Talete!”»
Manolo, in preda alle convulsioni dalle risate, si ferma, mi fissa e mi dice: «8×8, ti do 4! Hai fatto solo confusione, non hai capito niente, devi studiare meglio, non sei affatto preparato!»
«Come non sono preparato?!», replico io, ci ho messo mezz’ora per prepararmi: vestito, scarpe, camice, trucco, naso, sono perfetto, guarda che finezza! Ho anche i pantaloni e le scarpe di 3 taglie più grandi come prevede la regola clown, mi sembrava tutto a posto!»
Lui mi scruta attentamente e poi mi fa: «Bene allora se è tutto a posto come intendi procedere?»
Forte questo Manolo – penso io – ragazzo sveglio e pronto. «A piedi sicuramente», replico. Dato che è una bella giornata, che ne dici?»
«Ottimo», risponde il polipo. «Potresti proprio fare una bella passeggiata fino al faro dove il mare si infrange sugli scogli e portarmi un bel po’ di schiuma di mare che profuma di libertà e di estate.»
«Mi sembra un’idea grandiosa», rispondo, «ma prima voglio fermarmi al mercato a comperare un accento.»
«Un accento? E che te ne fai 48?»
«Quando arrivo al faro lo voglio attaccare sopra così diventa un farò! Sai Manolo, io sono un clown futurista, non mi accontento del presente, ma ho l’ambizione di illuminare il futuro per prevedere l’avvenire. Per te infatti prevedo che uscirai presto da questa stanza d’ospedale e tornerai a casa dai tuoi cari e dai tuoi compagni di scuola. La vita ha in serbo grandi cose per te, ma mi raccomando Manolo, impegnati e studia… soprattutto il Serbo…se vuoi capire come ho fatto io…»