Qualcosa come lo farebbe qualcun altro
Mi ero infilata in una trappola.
Poniamo al momento tra parentesi che si trattava di scrivere il primo articolo del primo tema prima ancora che gli autori avessero detto la loro. La “sindrome da pagina bianca” era di certo un problema, ma non il più grosso.
Il vero guaio stava nella volontà di esplorare proprio quello stesso spazio “bianco”, ciò che non vediamo e che per noi, in qualche modo, ancora non esiste.
Ma se non esiste, come parlarne?
E’ così che il nostro primo tema mi aveva condotta passo passo in un gran bel “Cul de sac”, ed è proprio da qui, dal fondo cieco, che ora mi sono convinta della necessità di passare all’azione.
Serve una pedata nel sacco e soprattutto qualcun Altro che mi aiuti a darla.
Non riesco ad immaginare nessun modo di vedere quello che non vedo se non entrando nella “rivoluzione” di una posizione diversa da quella che sto assumendo. Cambiare il ritmo del passo, per esempio, o spostare la testa, invertire i pesi delle priorità, scegliermi un altrove dove trascorrere del tempo. Anche darmi più tempo e contaminare i miei significati con quelli di nuovi sconosciuti interlocutori.
Qualcosa che assomiglia al lasciare una zona di comfort senza anticipare una “catastrofe” dell’identità – altrimenti col cavolo che la lascio la mia zona di comfort.
In questo la “rivoluzione” e la “salute” mi sembrano spesso legate dalla comune possibilità di costruire alternative quando ci sentiamo fermi, con gli occhi stanchi di continuare a guardare i nostri stessi piedi.
Quindi, per uscire dalla trappola, in questi tre mesi, mi prescrivo un gioco.
Almeno una volta alla settimana sceglierò una persona e farò qualcosa come lo farebbe lei. Non dovrà essere necessariamente qualcuno di molto diverso o lontano, andrà bene un collega o un vicino di casa, così come un personaggio noto o storicamente esistito, del mio genere o di altri. Se avrò dei dubbi o delle curiosità chiederò indicazioni, anche al diretto interessato dove possibile.
Non fraintendetemi, non sto parlando di imitazione ma di “ispirazione”; mettersi a fare qualcosa con i modi e il cuore di qualcun altro.
Per ognuno degli esperimenti annoterò – se ci saranno – cose nuove che non avevo visto.
La persona della mia prima settimana è Claudio (pseudonimo), un uomo che ha fatto del camminare un amore. Ha un bel po’ di pancia come me ma poco importa; quando i piedi gli si mettono in marcia i pensieri diventano spesso “buone idee”.
Ci provo.
Siete tutti invitati a sperimentare con me e raccontarlo…
Scrivetemi